Scrivere questo breve post non mi risulta affatto piacevole:
perché può contribuire a dare l’impressione che la zona in cui vivo – la
provincia di Foggia – sia irrimediabilmente, costituzionalmente disastrata,
senza alcuna speranza di redenzione. Un pensiero del genere è non solo inesatto
– perché anche in una realtà così difficile ci sono tante persone valide che si
danno da fare per migliorare le cose – ma soprattutto dannoso nel suo essere
mortificante, nel suo autorizzare al disimpegno, alla resa, “che tanto le cose
non cambiano”: un atteggiamento parassitario che da queste parti – e credo in
tante altre – produce solo mali e complici dei mali.
Qualche tempo fa, QUI,
vi parlai della Fortezza Angioina di Lucera, un gioiello autentico di
architettura medievale con sedimentazioni storiche che giungono fino ai romani;
e, in diverse occasioni, vi ho parlato della Regia Masseria del Pantano di
Foggia, complesso di origini federiciane. Entrambi i siti sono tornato a visitarli
di recente, e purtroppo le loro condizioni sono tutt’altro che migliorate.
Le prime foto riguardano la Fortezza Angioina che, con
le piogge copiose degli ultimi tempi, ha visto buona parte dell'enorme spazio all’interno
delle mura tramutarsi in una sorta di disordinata boscaglia che rende la visita
completa del sito ancor più impervia. Se durante la mia prima visita era rischioso addentrasi nelle varie torrette che costellano la cinta
muraria, ora è diventato impossibile anche il solo avvicinarsi ad esse –
tuttavia, come ci insegna il simpatico vecchietto nella foto, un vantaggio c’è:
per via delle piogge cresce una rucola che più biologica e saporita non si può, bisogna approfittarne!
Come se non bastasse, la magnifica Torre della Leonessa è
diventata luogo di una strana commistione tra arte antica e contemporanea:
autori dei dripping della terza foto
credo siano piccioni.
Insomma, sono passati quasi due anni dalla mia prima visita
alla Fortezza che vi documentai nell’altro post: se qualcosa è cambiato, è
cambiato in peggio. E di questo io per primo provo un’enorme vergogna.
Sulla Regia Masseria del Pantano non c’è purtroppo molto
altro da aggiungere rispetto a quello che già ho scritto in altre occasioni. Il
punto è che ogni volta che ripasso lì vicino, il magone diventa sempre più
grosso: vederla poi così, assediata e quasi inghiottita dalla
vegetazione selvaggia che ne copre la parte bassa del perimetro [1] e, dunque, una parte importante di quel che da fuori si può vedere dell’interno,
getta davvero nello sconforto; nel farsesco, invece, fa piombare la ridicola
recinzione, tra l’altro rotta in più punti, che è messa lì a proteggere non si
sa bene come un cadavere volutamente e criminosamente lasciato in
decomposizione.
Devo tuttavia aggiungere che le situazioni della Fortezza e
della Masseria mi sembrano da un fondamentale punto di vista diverse: molto diverso è infatti il contesto in cui si trovano.
Foggia e Lucera distano tra loro venti chilometri scarsi: ma
sono venti chilometri che conducono da una realtà, Lucera, che tiene alla sua
storia, la conosce, la cura, una realtà che dunque è orgogliosa di se stessa e
delle sue radici (di recente è stato ultimato il restauro dell’Anfiteatro
romano) a un’altra, quella foggiana, che il suo passato non lo conosce o che,
quando lo conosce, lo lascia lì a morire infischiandosene. I foggiani tengono a
ben altre cose: al calcio, soprattutto, unico vero collante di una comunità priva di
altri legami identitari.
Ecco perché se per il futuro della Fortezza Angioina sono,
nonostante tutto, ottimista, per la Masseria un futuro non riesco proprio a
vederlo: definitivamente collassata, sarà sostituita da ben più redditizi
palazzi.
D’altronde, a Foggia negli ultimi tempi sta succedendo una
cosa che potrebbe portare la città all'avanguardia della guerra alla cultura, rendendola un piccolo e interessante laboratorio di sperimentazione: un vero e proprio attacco alle istituzioni culturali della
città – cliccate QUI.
Ora, se non si riesce ad avere rispetto e considerazione per
un luogo che, come la Biblioteca Provinciale, è amato e altamente frequentato –
in primis dai giovani – e dunque svolge una attività culturale viva e attiva,
palpabilissima, come si può pretendere che qualcuno dei troppi politicanti foggiani
prenda a cuore i destini di un fastidiosissimo rudere, ostacolo materiale a quella speculazione edilizia
particolarmente attiva proprio nella zona in cui esso ha la sfortuna di sorgere?
[1] A breve
comincerò a leggere la tesi di laurea di un giovane archeologo foggiano, Luca D’Altilia,
da cui ricaverò informazioni più precise su questo sito. Ne approfitto per ringraziare Roberta Meloni per le foto della Masseria.
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